La casa: luogo dove incontrare relazioni

Pubblicato mercoledì 31 Agosto 2022

Editoriale

di don Francesco Fontana

Questa casa non è un albergo! Ecco la classica frase da mamma sull’orlo di una crisi di nervi alle prese con le intemperanze e le inadempienze domestiche di uno o più figli adolescenti.

L’albergo è luogo dove trovare servizi, la casa è luogo dove incontrare relazioni stabili. Non accontentiamoci dunque che i nostri oratori siano alberghi, magari di lusso. Non possiamo rassegnarci all’idea che l’oratorio sia un semplice centro di servizi alla persona: religiosi, per il tempo libero, sportivi, turistici, culturali, sociali, …

In oratorio si può stare in tanti modi: da ospiti, da clienti, da avventori, da coinquilini, si può anche non starci proprio oppure ci si può stare troppo, quasi a diventare parte dell’arredo, ma senza essere davvero una presenza. Qualcuno in oratorio viene a prendere, qualcuno a dare soltanto, qualcuno a perdere tempo e altri non hanno tempo da perdere. Ma la stortura in ognuna di queste posizioni è considerare la relazione con i fratelli e gli amici come un aspetto secondario o comunque non primario della vita di oratorio. 

Pensare, progettare e soprattutto realizzare l’oratorio come una casa, invece pone l’accento sulle relazioni, che trasformano un semplice edificio in un vero luogo del cuore.

Sembrerebbe una considerazione scontata, eppure a ben vedere sono molte le situazioni concrete che evidenziano come non è così scontato che in oratorio si cerchino e costruiscano relazioni di casa. Il barista perennemente arrabbiato e nervoso con “i ragazzi” ha forse un po’ perso l’orizzonte del suo servizio che non è mai ad una struttura ma sempre alle persone che la abitano, compresi quei ragazzi difficili che non sono un insieme indistinto di elementi poco raccomandabili, ma un elenco di nomi, volti, storie, da conoscere e accogliere e certamente anche da educare. Il catechista adolescenti che quasi venera il suo gruppetto di fedelissimi e non ha mai tempo da perdere o dedicare a chi fedelissimo non è, sta coltivando relazioni buone o soltanto costruendo un nido confortevole e terribilmente temporaneo per sé e per i suoi? L’animatore del grest, che letteralmente trasferisce in oratorio la residenza durante le settimane di attività e che evapora appena conclusa la serata finale, si è concentrato su un’attività bella e coinvolgente ma ha dimenticato che a rendere bello il grest non è solamente l’euforia di sentirsi una volta tanto protagonisti e utili per qualcosa di grande, ma sono le occasioni di incontro e amicizia che nascono nel “fare” e nello “stare” insieme. L’adulto, genitore o meno, che in oratorio ha fatto qualcosa decenni or sono e che non perde occasione per rimpiangere un passato glorioso e squalificare il presente penoso, dimentica che le relazioni vere, per nascere e crescere, non hanno bisogno di iniziative strabilianti ed eventi capaci di coinvolgere le masse, ma solo della disponibilità all’accoglienza reciproca e di un contesto di amicizia cordiale. Potrei continuare e chiunque viva l’oratorio come una casa potrebbe aggiungere decine di altri esempi.

Nel 2021-2022 il sottotitolo dell’anno oratoriano era “Far di nuovo casa in oratorio”, in questo 2022-2023 l’icona dell’anno oratoriano è una casa fatta dalle sorelle di Lazzaro. Non abbiamo certo finito di pensare e fare l’oratorio come una casa. Ogni anno saremo chiamati a fare così i nostri oratori. A porre l’attenzione alle relazioni che li costituiscono più che alle attività che ne riempiono i calendari. Continueremo sempre a considerare ogni iniziativa semplicemente come un’occasione buona per un incontro e mai come un fine, sempre uno strumento per far sì che concretamente l’oratorio sia quella casa degli amici di Gesù, come la casa di Betania, in cui incontrarsi tra noi e soprattutto incontrare Lui, l’amico, il maestro, il Signore.

Contenuti simili

Percorsi

I percorsi annuali che accompagnano e danno sostanza all’anno oratoriano